sabato 27 febbraio 2016

NAPOLI DUCALE "Indipendenti dal 598/599 d.C."Maurenzio Primo Duca di Napoli.


Negli ultimi tempi noi facciamo riferimento all'indipendenza Napoletana al Regno di Napoli prima e delle Due Sicilie poi, la storia c'insegna che c'è un indipendenza Napoletana ancora più vecchia, risalente alla Napoli Ducale del 600 d.C. con Maurenzio che fù primo Duca di Napoli, fummo dipendenti dell'Impero Bizzantino nel 763 d.C solo formalmente. 

Napoli fu la città, che dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, per prima alzò alto il pennone dell’indipendenza. Fu Napoli che stese il velo di sepoltura sull’Impero Romano d’Occidente, infatti l’ultimo imperatore fu confinato e morì nel castrum lucullanum "Castello dell'Ovo". La città che aveva goduto a lungo della Pax romana, ospitò Romolo Augusto come prigioniero nelle mura della Villa di Lucullo. In questo periodo storico, in cui Odoacre e i suoi goti imperversavano nella penisola, la chiesa navigava tra controversie interne che finirono solo con San Gregorio Magno, il quale ristabilì l’autorità del papato divenendo il più grande pontefice che la chiesa abbia mai avuto. Il popolo napoletano guardava alla chiesa di Roma per la sua guida spirituale ed il clero della città si distinse sia per l’apostolato che per la cultura. Napoli, infatti, rappresentava l’unico vero focolaio di cultura in Italia.

Il Ducato di Napoli all'origine fu una provincia bizantina (Thema) retta da un governatore militare (dux). Come in altri territori bizantini d'Italia, la nobiltà locale riuscì a rendere il ducato uno stato autonomo e a rendere ereditaria la carica di duca. Lo stato, che durò per oltre cinque secoli nell'alto Medioevo, è noto anche con il nome di Ducato napoletano.

Non passò inoservato il gesto di Totila che diete prova generosità verso il popolo e si limitò a distruggere il presidio militare e demolire le mura. Il barbaro Totila fu molto umano anche verso i cittadini romani appartenenti a famiglie di senatori che fuggirono da Roma per rifugiarsi a Napoli e Cuma. Totila seppe rendersi ben accetto per la sua politica moderata e per la cura che ebbe per le classi più indigenti; l’unico rimprovero che si può fare a questo monarca è quello di aver ordinato la demolizione delle mura di Napoli.

La cosa da non sottovalutare fù la potenza del Ducato di Napoli, che con le proprie forze riuscì ha resistere alla continua avanzata dell'esercito Longobardo, dando onore al popolo dinanzi al Mondo intero. Il periodo dei Vescovi governanti durò dal 578 al 670, durante il quale, Napoli e la Campania furono presi di mira dalle azioni espansionistiche dei longobardi, nelle persone del Duca Ariulfo di Spoleto ed il Duca Arechi di Benevento. In trent’anni di tentativi, i longobardi non riuscirono a scalzare il ducato bizantino da Napoli, che resistette con le sole proprie forze; l’unico aiuto venne da Papa Gregorio Magno che inviò un tribuno di nome Costanzo che organizzò le truppe napoletane. Napoli riuscì a difendersi e accolse quanti scamparono dalle conquiste longobarde di Acerra, Atella, Nola, Nocera e Capua divenendo il rifugio di tutti i campani. Per questo motivo, Ernesto Pontieri scrisse che Napoli primeggiò nell’eroica difesa di sé e del ducato bizantino…e che fu la coscienza dei pericoli corsi e dei sacrifici compiuti per sfuggire alla severità barbarica che favorì in essa il sorgere di quel fervido spirito di autonomia, così come a Roma e Venezia.

Il capo della ribellione napoletana fu Giovanni Consino che riuscì a prendere il potere; ma dopo poco, l’esarca mandato da bisanzio, Eleuterio, domò Ravenna e Roma e riuscì ad aver ragione anche di Consino. Tutti questi avvenimenti portarono a Napoli uno scompiglio tanto forte che il gesto di Consino suscitò nell’animo dei napoletani un desiderio di indipendenza e di libertà. Tempo dopo sbarcò a Taranto l’imperatore Costante II e strappò alcuni paesi ai longobardi. Egli volle nominare Duca di Napoli un militare napoletano di nome Basilio,(da questo momento in poi i duchi di Napoli saranno tutti napoletani) e anche se il titolo di duca non era che una carica di reggente, da questo momento, nel 661, si fa partire l’inizio del Ducato napoletano, non del tutto indipendente, ma alla indipendenza molto ben avviato, come scrisse il Doria. Nel ducato fu adottata la lingua greca come lingua ufficiale e in greco fu il sigillo ducale nonché le epigrafi.

"Da precisare che il luogo di nascita di Giovanni non è conosciuto con assoluta certezza: i pareri degli studiosi si dividono fra Compsa (l'attuale Conza della Campania), all'epoca occupata dai Longobardi, e Costantinopoli, capitale dell'Impero Romano d'Oriente, alla fine del VI secolo. Alla morte di Gondoino, duca bizantino di Napoli, l'imperatore d'Oriente Foca (602-610) nominò Giovanni quale suo successore. Nel 615 una rivolta militare causò la morte di Giovanni I Lemigio, esarca di Ravenna, sprofondando i domini bizantini in Italia nel caos. Giovanni approfittò della situazione per ribellarsi a sua volta al nuovo imperatore Eraclio I, affliggendo il meridione bizantino con una serie di saccheggi. Tuttavia Eraclio nominò un nuovo esarca nella persona dell'eunuco Eleuterio, che domò rapidamente la rivolta dei Ravennati e si diresse verso Napoli, sostando brevemente a Roma, nel vecchio palazzo di Domiziano. Informato della rapida marcia di Eleuterio su Napoli, Giovanni decise di intercettarne la marcia lungo la via Appia ma, venuto a battaglia, ebbe la peggio e cercò rifugio dietro le mura di Napoli. Eleuterio mise sotto assedio la città, riuscendo alla fine ad espugnarla e a impadronirsi del ribelle. Per punirne la rivolta, l'esarca fece pubblicamente decapitare Giovanni, nominando un nuovo duca al suo posto, Teodoro I, e tornandosene a Ravenna con l'esercito (617). Lo scompiglio causato a Napoli dalla sua rivolta e dalla sua morte, contribuì a suscitare nell'animo della popolazione un desiderio di autonomia e di indipendenza dalle ingerenze dell'Impero Romano d'Oriente".

Porta di Capua la "Porta Perduta".


Porta di Capua detta anche Porta delle due Torri, fù eretta per volontà dell' Imperatore Federico II di Svevia nel lontano 1240. Quest'opera maestosa e possente, faceva parte della fortificazione muraria di Capua. Il Monumento in sè voleva emulare la grandezza di Roma, si volle ispirare alla monumentalità espressa dagli Archi di Trionfo di epoca imperiale, in particolare da quelli di cui il sovrano aveva diretta e recente esperienza: l'Arco di Augusto a Rimini e l'Arco di Costantino al Colosseo. Inoltre la Porte era un punto focale per chi veniva da Nord dando accesso sulla Terra di Lavoro in provincia di Napoli.

Purtroppo nel 1943 in piena guerra Mondiale fù colpita dai bombardamenti mettendo fine ad un altro monumento che faceva parte dei beni dell'umanità. 

Dell'intero complesso, voluto da Federico II nel 1234, restano le basi ottagonali delle torri, la porta d'ingresso e le feritoie, mentre i sotterranei, articolati in più ambienti, presentano i resti di due scale a chiocciola.
La ricostruzione delle due torri, danneggiate nel periodo 1552-89 in occasione della sistemazione viceregnale delle mura, è possibile attraverso descrizioni ed immagini.
L'unico disegno esistente, anteriore al '500, è conservato nella Biblioteca Nazionale di Vienna e mostra la porta con le sculture in trono tra le due torri. I reperti della porta, distrutta nel 1557 dal conte di S. Fiora, e altri elementi terminali delle torri sono attualmente conservati nel Museo Campano. Delle sedici sculture poste ad ornamento di protomi umane, restano quelle raffiguranti Federico II, Pier Delle Vigne, Taddeo da Sessa, la testa di Zeus e la Capua Fidelis.
Proseguendo lungo il tracciato della Via Appia si attraversa il Ponte Romano ricostruito in cemento armato dopo la Seconda Guerra Mondiale sui resti dell'antico Ponte Romano di Casilinum. Nelle sue vicinanze affiora dall'acqua un rudere attribuito alle antiche strutture del molo.
Sulla sinistra del corso Appio vi è il vicoletto che conduce alla piazza Commestibili. Già sede della Bagliva, in età medievale fu adibita alla vendita dei commestibili, antica tradizione tuttora conservata. Presenta al centro la fontana della Mensa Arcivescovile Capuana e, in aderenza al Duomo, la chiesa di S. Maria a Piazza.

R.F. Se io fossi al governo e potessi investire, investirei sulla ricostruzione di quelle opere antiche che sono andate distrutte, per cataclismi naturali o errori dell'uomo, per far crescere il turismo e l'economia di un Paese che è il Sud Italia, che ha un potenziale Culturale unico al Mondo.